Le incisioni conosciute come "coppelle" (note anche come cupmarks, cupules, cup marked stone o Schalensteine) sono piccole cavità scavate dall'uomo nella roccia, con forma simile a una ciotola o coppa e dimensioni variabili.
Scolpite nella pietra di montagne, altopiani e pendii boscosi, le cosiddette “coppelle” – costituiscono uno dei più enigmatici segni lasciati dalle culture antiche. Presenti in tutta Europa, ma particolarmente diffuse nelle regioni alpine, queste incisioni sfidano da secoli l’interpretazione degli studiosi, sospese tra archeologia, mito e simbolismo.
Le coppelle si trovano spesso isolate, ma talvolta appaiono organizzate in schemi complessi, associate a canaletti, croci, incavi e altre forme scolpite. La loro datazione rimane incerta: alcune sembrano risalire alla preistoria, altre potrebbero essere state eseguite in epoche più recenti, magari in continuità con antichi culti o come reinterpretazioni popolari di simboli sacri.
Le ipotesi sul loro significato sono numerose e diverse: potrebbero essere state usate come strumenti rituali, altari per offerte, mappe simboliche del cielo o del territorio, segni di passaggio o luoghi di culto legati alla fertilità, all’acqua o agli spiriti della natura. In alcune tradizioni locali, si narra che fossero utilizzate per raccogliere acqua piovana "magica", oppure per contenere sostanze psicoattive impiegate in pratiche sciamaniche.
Accanto alla lettura archeologica, che cerca di collocarle in un contesto storico e culturale preciso, si affianca quella simbolica e antropologica: le coppelle appaiono come porte verso una dimensione altra, dove il sacro e il quotidiano si incontrano, e dove la pietra stessa diventa mezzo di comunicazione tra l’uomo e le forze invisibili del mondo.
Così, le misteriose coppelle continuano a interrogare chi le osserva: frammenti muti di un linguaggio dimenticato, ma ancora capace di suscitare stupore e suggestione.
Le coppelle si presentano generalmente in tre forme principali: tonde, ellittiche o con bordi svasati. Le sezioni possono variare da circolari a coniche o simili a tronchi di piramide rovesciati con base piana. Le dimensioni oscillano: i diametri partono da circa un centimetro fino a superare i quindici, mentre la profondità va da mezzo centimetro fino a cinque o dieci. Queste incisioni si trovano per lo più su rocce metamorfiche come il calcescisto, con una netta prevalenza di gneiss a grana grossa, talvolta con struttura “occhiadina”.
Gran parte delle coppelle è incisa su gneiss, micascisti e filladi (raramente su dolomia), litotipi che contengono minerali molto resistenti come quarzo (durezza 7 sulla scala Mohs) e plagioclasio (durezza 6), cosa che rende improbabile una loro origine naturale.
Quasi sempre queste cavità si trovano all’aperto, scollegate da altri resti archeologici che ne permetterebbero una collocazione cronologica precisa. Per decenni, le coppelle sono state un tema poco considerato dalla ricerca accademica, spesso relegato a una categoria di interesse marginale all’interno dell’archeologia.
A partire dal XIX secolo sono state avanzate numerose ipotesi sul significato di queste incisioni: semplici passatempi su pietra, svaghi pastorali, rappresentazioni topografiche o celesti, supporti per fonti luminose o per offerte, recipienti per la fusione di metalli o per la raccolta di sangue, strumenti per la preparazione di sostanze psicotrope come l’amanita muscaria, e altro ancora. Personalmente, ritengo plausibili due principali chiavi di lettura:
a) una manifestazione simbolica connessa a credenze religiose legate agli astri (sole, luna, stelle);
b) un'espressione rituale a carattere magico-sciamanico, legata a pratiche popolari di tipo spirituale, alla fertilità, al culto delle acque, degli alberi o delle vette, con finalità sacrificali o terapeutiche.
Antichi popoli, spinti da timori e venerazione verso le loro divinità, crearono incavi circolari nella roccia – spesso in luoghi soleggiati, elevati e ricchi d’acqua – trasformandoli in spazi sacri. Questi ambienti naturali, con panorami suggestivi, sembravano favorire il raccoglimento interiore e la meditazione. In alcune situazioni, tali incisioni avevano invece scopi più pratici: piccole cavità scavate per raccogliere frammenti di minerali ritenuti utili per la salute o il benessere spirituale. Le prime tracce di queste formazioni risalirebbero al mesolitico, con un'ampia diffusione nel neolitico e una presenza capillare nell'età del bronzo, tanto da comparire – ad eccezione dell’Antartide – in ogni continente.